Nelle prime ore del mattino del 26 novembre l’Albania viene svegliata da un terribile terremoto di magnitudo 6.5, con epicentro vicino a Durazzo. I danni sono enormi e si contano già le prime vittime.
Antonio Imperiale è un imprenditore 39enne di Melissano (Le) che si è trasferito in Albania sette anni fa, per lavoro. E ora che intorno vede solo palazzi crollati e polvere e desolazione si chiede da dove prenderà la forza per continuare. “Qui stanno andando via tutti. Si spostano nel sud nelle zone ritenute più sicure o chi può lascia l’Albania. C’è tanta confusione, macerie e polvere e ancora non si sa se la terra smetterà di tremare e come si potrà tornare alla vita normale”.
“I traghetti in partenza dall’Albania sono pieni ogni giorno, intanto continuano ad arrivare i soccorritori per aiutare chi è rimasto ed è senza più una casa – continua – dopo quella notte qui c’è l’inferno: case che sembrano appoggiate sul terreno, assi rotti, desolazione, paura e sconforto. I miei bambini stanno bene, fortunatamente non hanno subito traumi, ma io e mia moglie spesso ci guardiamo negli occhi senza sapere cosa dire. Solo paura e dolore”. L’azienda di Antonio è in un paesino fuori Durazzo e da quelle parti aveva una casa, poi ha deciso di spostarsi in città, per permettere ai figli di frequentare una scuola in cui insegnassero l’italiano.
“Abbiamo preso casa in un palazzo costruito recentemente, era nuovo, e ci avevano garantito, anche se solo verbalmente, che le norme antisismiche erano garantite – spiega –. Io mi sono sentito sicuro, non è andata bene però. L’abitazione ha subito danni e io non posso più rientrare lì”.
Le avvisaglie delle scosse c’erano state già nei mesi prima.
“A settembre c’è stato il primo terremoto. In quell’occasione noi non abbiamo subito danni, ma per il resto del paese ci sono stati morti e molti feriti – continua Imperiale –. L’esperienza che abbiamo vissuto l’altra notte mi rimarrà per tutto il resto della mia vita. La prima scossa l’ha sentita mia moglie, ma io l’ho rassicurata. Alle 3 ho sentito io quella più forte, di magnitudo 5 e l’ho svegliata, perché avevo intenzione di lasciare la casa. Mi ha tranquillizzato lei stavolta. Poi alle 4 si è scatenato l’incubo peggiore della mia vita i miei figli e mia moglie gridavano, eravamo tutti pietrificati. La scossa è durata molti minuti, nel frattempo andava in frantumi la casa. Appena le scosse sono terminate abbiamo preso il necessario e siamo usciti, in pigiama, per strada”. Era ancora buoi, poi era saltata l’elettricità. C’era solo confusione e polvere.
“Siamo andati nella nostra vecchia casa, nel paesino. Quando il pomeriggio io e mia moglie siamo tornati a Durazzo abbiamo visto una città completamente distrutta – racconta – case distrutte, gente accampata per strada. Persone anziane che piangevano perché hanno perso tutto. Noi stiamo bene, ma fa male al cuore vedere persone disperate”.
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