Pochi giorni ancora e poi la parola passerà ai cittadini dei due paesi che hanno avviato il processo di fusione. Il voto si svolgerà domenica 16 dicembre, data comunque storica – al di là di quale sarà il responso – che vedrà o meno la nascita di un nuovo unico Comune chiamato Presicce Acquarica. E’ la seconda volta dopo oltre 90 anni che l’obiettivo si ripresenta in Puglia. In Italia tali processi negli ultimi anni sono aumentati, portando il numero totale dei Comuni da 8.200 circa a 7.900.
Regione e Provincia saranno domani sera a Presicce a sostenere quello che viene definito “un esempio per la Puglia”. Dalle 17,30 nella Sala del Trono del palazzo ducale presiccese ci saranno Saverio Congedo, consigliere regionale di Fratelli d’Italia ma qui in veste di presidente della settima Commissione consiliare regionale, l’organismo che si è espresso all’unanimità sul progetto; il presidente della Provincia di Lecce e Sindaco di Gallipoli, Stefano Minerva (Pd), il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. L’iniziativa è aperta a tutti, come annunciano i promotori del comitato InSIeme.
“L’appuntamento di domenica 16 è un fatto storico, a conclusione di un iter guidato in modo ineccepibile dai sindaci delle Comunità di Acquarica del Capo e Presicce. Siamo in presenza della prima occasione per la fusione di due comuni in Puglia dopo il varo della la “legge Delrio” del 2014 che incentiva le fusioni tra enti comunali – sottolinea il presidente Minerva (nella foto) – e la fusione di due Comuni rappresenta certamente un evento su cui riflettere e l’appuntamento referendario di domenica ne sarà la conferma: consultare chi vive quotidianamente le due realtà è un atto di assoluta democrazia e partecipazione, a compimento di un processo istituzionale che, se dovesse attuarsi, migliorerà la performance complessiva rispetto a quanto fatto dai due Comuni singoli, accrescendo il peso istituzionale del territorio e beneficiando di incentivi statali e regionali”.
Proprio il tema degli incentivi statali è stato tra quelli predominanti nel confronto, con punte piuttosto accese, tra i sostenitori del “No fusione ma collaborazione”. Da sempre scettici sulla effettiva garanzia dei fondi extra a disposizione dell’eventuale Comune unico, hanno preso in questi giorni la palla al balzo per quanto deciso dal governo centrale nell’ambito della legge finanziaria ancora in itinere con tagli collegati allo sforamento del tetto del debito pubblico contestato dall’Unione europea e contrario alle norme comunitarie.
“Fusioni senza soldi. Il Governo taglia“: l’articolo apparso sul giornale “Il resto del carlino” diffuso soprattutto in Emilia Romagna, ha riacceso dubbi e sospetti. Da Tresignana – il nuovo Comune in vigore dall’1 gennaio prossimo e frutto della fusione tra Tresigallo e Formignana, in provincia di Ferrara – partono le proteste a firma del Pd locale, di Sindaci e consiglieri comunali. Il governo ha bocciato l’emendamento presentato dall’onorevole Marattin e dai suoi colleghi Boschi (foto), Padoan, Madia (tutti e tre ex ministri), “per aumentare la dotazione finanziaria prevista nel bilancio dello Stato per i Comuni fusi”. “Questa bocciatura – dicono i contestatori – rompe il patto politico del governo con gli enti locali già fusi e che hanno cominciato una programmazione degli investimenti in base alle risorse promesse”. Per gli amministratori e politici locali è quanto meno contraddittorio “incentivare le fusioni da una parte e lasciare le risorse stanziate invariate, a fronte di un maggior numero di Comuni che ne hanno diritto: significa di fatto limitare le risorse disponibili”.
“Io la fusione l’ho già avuta in casa mia” Le iniziative in questi ultimi scampoli di campagna referendaria vanno susseguendosi. L’idea di un confronto pubblico tra i due comitati è rimasta però significativamente a mezz’aria e forse non se ne farà nulla. Tra frizioni, accuse di diffondere dati e notizie false, persino rotture di amicizie, c’è chi su Facebook ha cercato di sdrammatizzare: “Io non la consiglio perché in un certo senso a casa mia è avvenuta. Mia madre è di Presicce, mio padre di Acquarica. Inoltre vivo da dieci anni al confine. Per me, per quanto mi ricordi, non sono mai stati due paesi. Spero in un futuro migliore per i nostri figlie che porti evoluzioni positive. Per quanto riguarda la storia, nessuno toglierà mai le radici e la storia di ognuno dei paesi. Sta a noi portare avanti le tradizioni”.
Pubblicato su Piazzasalento il 12 dicembre 2018
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