Attualità

San Patrignano e la sua “ideologia” per affrontare la tossicodipendenza

I venerdì del Cesap

i relatori del primo incontro della rassegna del Cesap

Risolvere la complessità del fenomeno della tossicodipendenza proponendo un unico modo per affrontarla. Con l’imposizione di “un’ideologia mirata alla conversione di un homo novus” come ha precisato il moderatore dott. Luigi Corvaglia. Questo il discusso “metodo Muccioli” alla base per anni dell’esperienza di San Patrignano, almeno fino a quando era in vita il suo fondatore. L’idea di chiudere dei ragazzi bisognosi di disintossicarsi in una comunità e proteggerli dall’esterno, farli sentire al sicuro e parte di una grande famiglia, secondo una concezione “padronale e custodialistica”, ma allo stesso tempo colpevolizzandoli per la loro situazione.

Non è stato un processo a Muccioli l’incontro online organizzato dal Cesap, Centro studi sugli abusi psicologici, in collaborazione con il dipartimento Dipendenze Patologiche dell’Asl di Bari, ma una riflessione disincantata e puntuale, sulla comunità nell’occhio del ciclone per tanti anni, che ha provato a colmare le lacune per comprendere quello che è realmente stato e che allo stesso tempo getta un’ombra su chi tutt’ora crede che un approccio severo sia più qualificante di uno multidisciplinare, così come proposto dal servizio pubblico nei Serd.

Di sicuro San Patrignano è stata una risposta celere in un momento in cui in Italia l’eroina faceva strage di giovani, eppure «non è stata una comunità per tossicodipendenti, o almeno non solo, ma un modello di società ideale da riproporre come esempio all’esterno – come ha testimoniato durante l’incontro Paolo Severi, ex ospite della Comunità San Patrignano e protagonista della serie “Sanpa” -. Dissentire da ciò che ti veniva chiesto veniva interpretato come una volontà di non aderire al progetto di San Patrignano e quindi significava essere etichettato ancora come tossicodipendente». Era un “Universo parallelo” come ha affermato l’altro ospite, Giuseppe Pischetola che proprio per questo motivo ha deciso di lasciare la comunità dopo un anno, e che nella sua testimonianza ha raccontato di come all’interno ci fosse “un proprio giornale, e le notizie dall’esterno filtrate”, ad esempio, ma che aveva il pregio di farti sentire protetto e amato, di farti “sentire una famiglia”.

«L’uscita dalla tossicodipendenza è un lungo processo di crescita composto da diverse fasi che devono essere vissute tutte – è il commento del dottore Antonio Taranto, direttore Dipartimento dipendenze patologiche dell’Asl Bari -. La dipendenza patologica è da considerare una malattia complessa, perché basata su un intrico inestricabile di tre radici: biologica, psicologica e l’influenza del contesto sociale; se non comprendiamo il processo che porta alla malattia non possiamo parlare di tecniche di cura».

Ecco la riflessione da fare nel parlare di comunità terapeutiche, concetto esplicato all’inizio dell’incontro dalla dottoressa Anna Paola Lacatena, sociologa del Dipartimento dipendenze patologiche dell’Asl di Taranto, che partendo da una considerazione sull’esperienza di San Patrignano ha dichiarato che «L’educazione è tutto tranne che crudeltà e una comunità non ha bisogno di un leader carismatico e che l’autoreferenzialità è un limite».

Aggiungendo poi: «Se un’istituzione non si apre all’esterno, allora non si può davvero dire che c’è stato un recupero dei pazienti: è necessario aprirsi agli altri, avere una giusta formazione ed è necessaria la supervisione, per evitare che i pazienti vengano umiliati».

Moderato dal dottor Luigi Corvaglia, past president del Cesap e dirigente del Dipartimento dipendenze patologiche dell’Asl di Bari, l’incontro è il primo della rassegna “Oltre l’apparenza – i venerdì del Cesap”, che ha come scopo porre all’attenzione del pubblico, tra addetti ai lavori e no, temi di stringente attualità per analizzarli e comprenderli meglio. Gli appuntamenti avranno cadenza mensile, tra i prossimi argomenti in programma ci saranno le derive settarie e un focus sui gruppi abusanti.   

Articolo pubblicato sul sito del Cesap

Ilaria Lia

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