Centotré anni vissuti tutti d’un fiato, da protagonista della storia italiana, dai momenti brutti legati alla guerra a quelli più piacevoli trascorsi con la moglie e i suoi cari. Quest’oggi, mercoledì 6 novembre, il commendatore Antonio Fernando De Maria, classe 1916 originario di Matino ma residente ad Acquarica, ha tagliato l’importante traguardo pur senza dimostrare l’età raggiunta.
Se per i cento anni ha festeggiato in grande, ricevendo anche una targa dal Comune di Acquarica del Capo, questa volta è stata organizzata solo una cerimonia in famiglia, con le persone che gli sono ogni giorno vicine e con il figlio Giorgio, tornato dall’estero per l’occasione, assieme alla moglie Francoise e i figli Guillaume e Florent. Solo la cecità, arrivata negli ultimi due anni, gli impedisce di vivere appieno le giornate e di guardare i volti dei nipotini.
Il pluricentenario riesce, tuttavia, a gestirsi autonomamente ed anzi ci tiene a fare sempre tutto da solo tanto che le due signore che lo accudiscono amorevolmente, Tatiana e Carolina, si limitano a fare il minimo. E poi non ha perso la sua voglia di restare informato su tutto: ogni mattina chiama la nipote prediletta Mariantonietta (figlia del fratello) per essere aggiornato su ogni cosa e non risparmia di dire la sua nei vari argomenti di suo interesse. «Questa politica non mi piace e si è perso il senso della famiglia», afferma con piglio deciso.
Seduto sulla sua poltrona, aiutato da una memoria di ferro, De Maria ama raccontare a tutti la sua vita e ci tiene a far vedere le medaglie e i riconoscimenti ricevuti in carriera. L’ultimo è la medaglia ricevuta dalle mani del presidente Ciampi. «Sono stato il primo del paese ad essere Balilla. Da giovanissimo – spiega con la voglia di raccontare la sua vita – mi sono trasferito a Roma per seguire un campo dux e ho visto molte volte Mussolini dal vivo. Quando ho iniziato a lavorare ero un esattore, poi ho intrapreso la carriera militare. Sono stato collocato nella segreteria speciale del generale e con la guerra l’ho seguito ovunque: dalla Grecia all’Albania. Ho lavorato nelle ambasciate e affiancato le personalità dell’epoca. Finita la guerra sono stato fatto prigioniero dai tedeschi, ma ammetto che sono sempre stato fortunato nella mia vita».
A guerra conclusa è poi stato richiamato nel Ministero degli esteri quale console reggente a Tolosa. Lì ha conosciuto la moglie. Per ogni ricordo ha una foto, e le lacrime di commozione scendono da sole. «Ho conosciuto tante persone nella mia vita – conclude De Maria – ma tra quelle che ricordo sempre c’è la figura del ministro Carlo Sforza, che quando ci siamo conosciuti mi disse che nessuno dei due avrebbe visto l’Europa finita». Il ministro, però, non aveva tenuto conto della buona stella di De Maria.
Ilaria Lia
Pubblicato su Piazzasalento il 6 novembre 2019
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