“La Xylella an capu la teniti”. È una frase scritta sul muro di un cavalcavia lungo la strada per Gallipoli. Impossibile non notarla. Intorno un paesaggio devastato. Arido, funereo. Nelle campagne ci sono solo residui di tronchi appartenuti ad alberi secolari, un tempo rigogliosi e maestosi che conferivano al territorio una bellezza unica. In dieci anni il Sud, il Salento, ha perso per sempre una parte di sé. In dieci anni quel verde intenso si è perso, non c’è più, le produzioni di olio sono calate drasticamente e la popolazione è ancora divisa tra chi crede ancora al complotto e chi ha sperato che si potesse trovare una soluzione. Tra chi ha cercato in tutti i modi di poter salvare il salvabile e chi è morto con i suoi alberi. Tra chi poteva fare qualcosa e chi si è girato dall’altra parte. È ancora una ferita aperta.
Nel quarto appuntamento con Sfide a Sud, la rassegna nata per parlare di Meridione si è ripercorso questi lunghi dieci anni con l’autore Daniele Rielli e il suo “Il fuoco invisibile”, il ricordo è stato doloroso ma necessario per poter capire. Con lui ha dialogato l’agronomo Donato Ratano. Chi vuole dire la propria può scrivere a sfideasud@gmail.com.
La rassegna, realizzata in collaborazione con il Comune di Presicce-Acquarica e la Biblioteca Comunale, si propone di organizzare degli incontri a cadenza mensile con l’obiettivo di offrire un momento di riflessione sul Sud, e di lanciare idee e proposte, per promuovere visioni alternative su sviluppo e crescita del territorio. Perché bisogna parlare di Sud.
Ecco il link per rivedere la presentazione
Biografia di Daniele Rielli
(Quit the Doner) è nato nel 1982. Realizza reportage narrativi per “Il Venerdì di Repubblica”, “Internazionale” e “Riders”. Scrive storie per la televisione e il teatro. Laureato in filosofia, ha collaborato anche con “Vice” e “Linkiesta” diventando uno degli autori più noti di long-form journalism italiano. Nel 2013 ha vinto il Mia Award per il miglior articolo italiano e nel 2014 ha pubblicato con Indiana Editore Quitaly, raccolta dei suoi reportage. I suoi lavori sono riuniti su www.quitthedoner.com, uno dei siti autoriali più seguiti d’Italia.
Sinossi del libro
Il fuoco invisibile è assieme un romanzo famigliare e il resoconto di un processo alle streghe di Salem nell’era dei social.
Si può raccontare un dramma ecologico e sociale come se fosse un incalzante romanzo a più voci? È quello che fa Daniele Rielli in questo libro in cui, cercando di capire cosa sta uccidendo gli ulivi della sua famiglia, ricostruisce le vicende legate all’arrivo in Puglia di Xylella, un batterio che ha causato la più grave epidemia delle piante al mondo. Tutto inizia a Gallipoli, quando gli ulivi cominciano a seccare e morire in un modo mai visto prima. Si mette in moto un vortice di avvenimenti che prende velocità fino a diventare inarrestabile. L’ulivo è l’albero simbolo della civiltà mediterranea ed è ritenuto immortale, le piazze si riempiono di manifestanti che protestano contro le misure di contenimento e la magistratura mette sotto accusa gli scienziati che hanno scoperto la malattia: è la tempesta perfetta. Oggi almeno 21 milioni di ulivi – tra cui molti alberi secolari e millenari, un patrimonio insostituibile – sono morti, è come se l’intera provincia di Lecce fosse stata bruciata da un gigantesco fuoco invisibile. L’epidemia si muove inesorabile verso Nord e rimane aperta una domanda: come è stato possibile? Daniele Rielli segue questa vicenda sin dall’inizio, per anni parla con gli scienziati che studiano il batterio, incontra i negazionisti che non credono alla malattia, ascolta gli agricoltori e i frantoiani che cercano di salvare le loro aziende, studia i documenti, interroga le persone, percorre migliaia di chilometri dentro un territorio che da paradiso terrestre si sta trasformando in un gigantesco cimitero vegetale, perdendo così la sua identità più profonda. Durante questo lungo viaggio Rielli indaga l’antico legame con gli ulivi della sua famiglia, scopre i segreti dell’industria dell’olio, riflette sugli aspetti più paradossali del nostro rapporto con la natura e sull’enorme potere delle storie.
Lascia una risposta