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Intervista a Davide Iodice, per la prima dello spettacolo “Vizita”

Prima nazionale per lo spettacolo “Vizita”, prodotto da Teatro Migjeni e Sardegna Teatro, con il supporto dell’Istituto Italiano di cultura di Tirana, stasera presso Koreja alle 18,30. L’adattamento, lo spazio scenico e la regia sono di Davide Iodice, ideatore e direttore artistico della Scuola Elementare del Teatro, progetto di arte e inclusione sociale, dove è nato “Pinocchio. Cos’è una persona?”, spettacolo con cui ha vinto il Premio Speciale Ubu 2024.

Scelta mirata per chiudere il programma di due giorni dedicato ai rapporti culturali tra Puglia e Albania, lo spettacolo “Vizita”, liberamente ispirato da La Visita Meravigliosa di Herbert George Wells, è interamente in lingua albanese con i sovratitoli in italiano. Inoltre è vincitore del Festival del Teatro Albanese “Moisiu” come miglior spettacolo, migliore musica, migliore scenografia, e ha vinto anche il Premio della stampa “Oslobodenje” al Festival di Sarajevo.

Conosceva già l’Albania prima di lavorare a questo spettacolo?

“No, ed è stata una bella scoperta. Dal teatro di Scutari, tramite il direttore dell’Istituto italiano di Cultura in Albania, hanno avanzato una richiesta per realizzare un’esperienza con un regista italiano, tramite Sardegna Teatro sono arrivati a me, proprio per via del lavoro che faccio sulle realtà periferiche. Quando sono andato a conoscere la compagnia, mi è ritornato in mente questo vecchio sogno nel cassetto e ho iniziato a lavorare, ritrovando molte delle cose che vivo a Napoli”. 

Il suo è un teatro impegnato e anche stavolta mette in scena un lavoro che va a scardinare luoghi comuni e preconcetti.

“Il lavoro è iniziato due anni fa, prima che iniziassero i lavori a Gjader, per il centro di trattenimento dei richiedenti asilo. Nello spettacolo la figura del diverso è rappresentato dall’angelo, è uno straniero, e nel lavoro abbiamo esplorato il campo semantico della migrazione, argomenti che tratto da sempre. Quando ho cominciato a lavorare con la croce fatta coi legni, la termocoperta e tutto ciò che noi in Italia conosciamo bene sui Cara italiani, non mi comprendevano. Poi con il centro a Gjader hanno iniziato a capire: il territorio si è trasformato in campo di concentramento di proprietà privata e l’immagine dell’angelo in questa prigione, ha creato un cortocircuito molto forte. La condizione dei migranti, dello straniero e tutto il loro vissuto negli anni passati in Italia in maniera magica è venuto fuori. L’angelo non viene accolto dal paese: le storie di accoglienza sono sempre storie di paura. È proprio questo il senso dello spettacolo: bisogna avere una prossimità, guardarle da vicino le cose per vincere la paura del diverso”.

Che reazione si aspetta dal pubblico?

“Il teatro è un incontro e non ho dei desiderata, mi lascio guardare e lascio guardare lo spettacolo, che si completa sempre con la percezione del pubblico. Finora è stato accolto con molta commozione, proprio per quello che esprime: c’è un sentimento della pietas, compassione profondamente umana. C’è un’accoglienza molto umana, che in Italia paragonerei a quella che ha fatto Mimmo Lucano a Riace”. 

Che legame ha con la Puglia?

“Ho un legame personalmente molto forte, sono un grande appassionato di tradizioni popolari, sono legato al Salento dalla musica e a Lecce in particolare per Carmelo Bene, con il quale ho avuto la fortuna di lavorare. Mentre ero ancora in accademia, all’inizio della mia carriera mi guadagnavo qualcosa andando a lavorare a teatro e ho avuto la fortuna di essere coinvolto come assistente del mio scenografo, per la costruzione del Pinocchio o di Macbeth. Lo spiavo da dentro un armadio, mentre muovevo la strega in Macbeth. È stato un evento deflagrante nel mondo del teatro. È stato un incontro fulminante e sicuramente molti degli esercizi che faccio, molta pedagogia sulla voce l’ho presa da lui”. 

Scuola elementare del Teatro, come nasce questo progetto?

“Da 15 anni è attivo e vivo a Napoli; l’ho fondato per varie questioni, una di queste è che sono padre di un ragazzo speciale e mi sembrava importante costruire un’idea di comunità che è quella che mi auguro per mio figlio, accogliente, mista, dove le disabilità e le fragilità sono un’opportunità per tutti. Nella Scuola vengono a formarsi professionisti, a fare formazione permanente attori già affermati, vari gruppi: imparano dai ragazzi con disabilità ad avere uno sguardo diverso sulle cose. Coinvolge duecento persone, i ragazzi si sono costituiti in Aps che si autogestisce; formiamo i ragazzi con disabilità a diventare tutor di altri ragazzi; diamo assistenza ai genitori con servizio counseling e il rapporto con loro ha prodotto lo spettacolo “Pinocchio. Cos’è una persona?” con cui abbiamo vinto diversi premi tra cui l’Ubu speciale 2024”. 

Progetti futuri in Puglia?

“C’è un’idea di un possibile intreccio dei percorsi con Koreja, ne dobbiamo parlare meglio”.

Ilaria Lia

Pubblicato su Quotidiano di Puglia il 12 gennaio 2025

Un’immagine dello spettacolo

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