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Acque reflue in agricoltura: con Riubsal lo spreco si riduce

La Puglia usa solo il 5 per cento delle acque reflue urbane affinate in agricoltura. Percentuale bassissima per una regione ad alta vocazione agricola ma che è da tempo in sofferenza idrica. Il progetto pilota “Riubsal”, finanziato dalla misura 16.2 della Regione Puglia, i cui risultati sono stati esposti in un incontro, ha avuto lo scopo di dimostrare che attraverso una piattaforma hardware e software si possono utilizzare, in modo sostenibile, le acque già affinate, che altrimenti andrebbero perse.
Il progetto, partito nel 2021, è stato sperimentato presso un’azienda agricola di Alezio (Le) utilizzando le acque reflue urbane affinate del depuratore di Gallipoli e distribuite dal consorzio Ugento-Li Foggi, su un terreno di 1,8 ettari, con 350 alberi di olivo e 250 di melograno. “La tecnologia ci ha permesso di riutilizzare i nutrienti presenti nelle acque reflue raffinate, nello specifico azoto (N), fosforo (P) e potassio (K) in agricoltura – ha affermato Alessandro Vivaldi, responsabile scientifico del progetto, del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti – Di.S.S.P.A. dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. L’acqua non è vista solo come una risorsa, ma anche come una soluzione fertilizzante diluita. Grazie alla nostra piattaforma, dotata di sensori avanzati, è possibile monitorare la qualità delle acque e gestire in modo preciso i nutrienti all’interno del piano di concimazione”.
Le nuove tecnologie a pieno supporto dell’agricoltura, per un sistema a basso impatto ambientale: si è proceduto prima con l’installazione dell’impianto di irrigazione; successivamente sono state installate sonde e centraline per il monitoraggio della qualità dell’acqua e per il monitoraggio dell’umidità, la temperatura e la conducibilità elettrica del terreno. Sono stati installati inoltre contatori volumetrici ed elettrovalvole per gestire in modo completamente automatizzato e da remoto l’irrigazione. Per garantire un controllo completo sull’intera area e monitorare lo stato delle colture, sono stati impiegati droni dotati sensori avanzati.
L’obiettivo è stato quello di ottenere un controllo continuo e preciso delle colture e gestire con precisione acqua e fertilizzanti. Sprechi evitati. Il monitoraggio ha permesso di analizzare i nutrienti presenti nelle acque, registrando, dal 2021 al 2024, valori compresi tra l’11% e il 30% per l’azoto, tra il 5% e il 23% per il fosforo e tra il 32% e il 45% per il potassio. Le rese produttive ottenute per entrambe le colture irrigate, olivo e melograno, si sono dimostrate in linea con quelle di altri areali produttivi, evidenziando così l’efficacia del sistema adottato.

“Abbiamo voluto dimostrare che utilizzando le acque reflue si possono risparmiare concimi di sintesi, riducendo quindi i costi per le aziende – conclude il docente -. È un progetto che può essere esteso su scala regionale e può essere utilizzato su altre colture perché il software è in grado di gestire diverse colture”.
Che la strada del riuso sia quella giusta è dimostrato dall’intervento del ricercatore spagnolo presso lo Spanish National Research Council – CEBAS-CSIC, Francisco Pedrero Salcedo, che si occupa a Murcia di riuso di acque reflue urbane affinate in agricoltura: hanno realizzato un intero centro di ricerca solo per il riuso delle acque e riescono ad usare più del 90 per cento delle acque reflue in agricoltura. E difatti si parla di vera e propria industria del riuso. “In una zona fortemente colpita dalla scarsità idrica sono riusciti a diventare uno dei centri produttivi più importanti d’Europa – ha concluso Vivaldi – grazie ad importanti investimenti tecnologici ed infrastrutturali”.
Il progetto è stato realizzato con Ascla, società cooperativa di impresa sociale capofila di una cordata di soggetti; la parte scientifica è stata condotta dal Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti Di.S.S.P.A., hanno contribuito poi l’Istituto di Ricerca sulle Acque del CNR-IRSA; le società cooperative agricole Cairo & Doutcher, Sole Italia e Agromea ed infine lo spinoff Tinada srl e l’azienda specializzata in automazione, monitoraggio e telecontrollo delle acque Intesis srl.
“Attraverso questa sperimentazione siamo riusciti a dimostrare come sia possibile, attraverso l’uso di tecnologie innovative, riutilizzare le acque reflue urbane affinate per ridurre il consumo di acqua e fertilizzanti in agricoltura – ha chiuso Giuseppe Negro di Ascla”.

Ilaria Lia

Pubblicato il 27/12/2024 su Nuovo Quotidiano di Puglia

In basso alcune immagini dei campi dove si è tenuto il monitoraggio

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