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Le università sempre più unite per promuovere la pace

Le università in rete contro le discriminazioni e per promuovere i valori della non violenza. Nel suo intervento durante le “Giornate di studio sul razzismo” organizzate dall’Università del Salento, il prof. Thomas Casadei, ordinario in Filosofia del diritto presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Modena e Reggio Emilia, da sempre impegnato, tra le altre cose, nello studio del razzismo, forme della discriminazione; sfruttamento, tratta e schiavitù ha accennato al grande lavoro che le università svolgono nella ricerca e nella diffusione di buone pratiche.

“C’è un’iniziativa importante delle università italiane: la costruzione della rete dell’università per la costruzione della pace della non violenza (https://www.runipace.org/) – spiega il prof. Casadei – e all’interno partecipano più di 60 atenei; si è costituito, inoltre, anche un gruppo di lavoro sull’emigrazione e sul contrasto al razzismo”. In rappresentanza dell’Università del Salento fanno parte i docenti Attilio Pisanò e Giuseppe Gioffredi.

“Credo che questo sia un buon punto di partenza anche per condividere esperienze come questa delle due giornate di studio, e che poi possano essere replicati anche in altri contesti – continua il docente che è il referente di Modena e Reggio Emilia -. Studio, confronto, conoscenza di buone pratiche che coinvolgono gli studenti anche con background migratori, che sono presenti nei nostri atenei e con i quali è bene collaborare, promuovere buone pratiche, distinguere i vari problemi e quindi le questioni che riguardano i richiedenti asilo, i rifugiati, i contesti di guerra, ma anche un lavoro per favorire l’interazione tra cultura e appartenenze: tutto questo c’è in ballo e credo che la cooperazione tra università, da questo punto di vista, dia uno sguardo nuovo”.

“Le guerre nascono nelle menti degli esseri umani ed è nelle menti degli esseri umani che le difese della pace devono essere costruite” – è la frase della Costituzione dell’Unesco e presa come motto dalla Rete, presentata il 10 dicembre 2010, giorno in cui si celebra la Giornata internazionale per i diritti umani. Le università hanno la responsabilità e il compito di coltivare la pace nelle menti degli studenti.

“Non la competizione tra atenei, ma la cooperazione su pratiche nel contrasto al razzismo e si fa certamente con un intervento attivo, con dei progetti e delle giornate dedicate che servono a fare memoria, ma si deve andare anche oltre e potenziare la terza missione dell’Università che significa anche valorizzazione le esperienze sul territorio, scrutare come nei vari territori si sedimentino buone pratiche – e aggiunge -. Penso che questo scambio sia qualcosa di significativo e anche di innovativo per il nostro sistema, che tende a parcellizzare, dividere e tenere ognuno nel proprio territorio”.

Mettere insieme e fare sistema, anche tra università, dunque, con un’attenzione rivolta anche ai futuri studenti. E per questo piace ancora di più che alle Giornate di studio partecipino anche gli studenti delle scuole superiori.

“Credo sia un segno e un messaggio importante il fatto che anche Unisalento, nel cuore del Mediterraneo, sia coinvolta. Si dovrebbe, anzi, rafforzare questo tipo di iniziative – e sulla presenza delle scuole aggiunge – le università italiane stanno facendo uno sforzo per abbattere il muro di accesso, per avvicinare di più i futuri studenti con iniziative, percorsi di orientamento o di formazione all’interno del sistema universitario”.

Il prof. Thomas Casadei

Prendendo spunto anche dall’intervento che ha tenuto all’interno delle Giornate di studio, il docente non si tira indietro nel risponde anche ad altre domande. Come ad esempio su calo demografico e immigrazione. Se n’è parlato tanto in campagna elettorale. Esiste e si sta diffondendo la teoria complottista (piano Kalergi) secondo la quale si sta favorendo l’immigrazione per rimpiazzare le popolazioni. A riguardo il professore Casadei afferma: “Penso che le società evolute siano caratterizzate dalla contaminazione, dal meticciato, dall’intreccio di culture e provenienze e penso che lo sguardo debba essere assolutamente scevro dalla paura della contaminazione. La paura è legata ad epoche che dobbiamo lasciare alle nostre spalle, mentre è importante che le nostre scuole e il nostro sistema produttivo possa contare anche sulle energie delle nuove generazioni, a prescindere dalla provenienza”. E aggiunge: “Certamente c’è un problema di calo demografico per quel che riguarda le nostre società, ma c’è anche un problema di distribuzione delle risorse, e questo non solo in Italia o in Europa, ma su scala planetaria. Forse se non ci fossero diseguaglianze così radicali alcuni fenomeni migratori sarebbero meno rilevanti: occorre probabilmente ragionare in termini di più cooperazione tra i popoli e di cooperazione allo sviluppo, una parola che è uscita dal nostro lessico, anziché richiamare pericoli che non ci sono anche perché la convivenza tra culture è un aspetto fondamentale delle civiltà più evolute”.

E conclude con un accenno alle migrazioni: “La possibilità di scegliere la mobilità vale per noi italiani come per tutti, il fatto che questo diventi una costrizione ci dovrebbe far interrogare di più. Non temo e non mi piace l’espressione delle “ondate”, dei “flussi” o addirittura “invasione”, perché è retorica che non corrisponde a realtà, anzi, da diversi anni sono più gli italiani che abbandonano la propria nazione che non i migranti che arrivano. Le nuove generazioni di stranieri, in alcuni contesti territoriali, consentono di tenere aperte le scuole. Un esempio importante da promuovere è quello che è stato realizzato in alcuni territori, e mi viene in mente Mimmo Lucano: ciò che ha realizzato è importante e spero che vengano chiarite una serie di questioni e che si riconosca il lavoro che ha fatto”.  

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