“Se i genitori scoprono che il figlio è vittima di bullismo, devono immediatamente denunciare il fenomeno a insegnanti e dirigenti scolastici”: l’appello è della dottoressa Diana Papaleo, criminologa clinica e psicopatologa forense, di Nardò, impegnata in una serie di incontri presso gli istituti scolastici della provincia per discutere con i ragazzi di bullismo.
Anche stalking e femminicidio in un ciclo al “Vanoni”: si comincia il 20. Il primo si terrà mercoledì 20 dicembre 2017 presso l’Itc “E. Vanoni” di Nardò, davanti ad una platea di circa 400 ragazzi parlerà del problema della violenza, spaziando dal bullismo, al cyberbullismi, stalking, e femminicidio; gli altri verranno calendarizzati al rientro delle vacanze natalizie. Incontri necessari, anche in virtù di quanto è successo qualche settimana fa in città, quando un gruppo di adolescenti ha bullizzato un coetaneo.
Nell’ambiente familiare spesso i modelli diseducativi. “Spesso si cerca un capro espiatorio, tipico di una difficoltà a sapersi mettere in discussione, e ciò impedisce la ricerca di un’analisi profonda e sincera sulle cause – afferma la dottoressa Papaleo – alla base ci sono delle distorte capacità di relazione tra i ragazzi e molte volte le cause sono da ricercarsi nell’ambiente familiare e nel modello educativo che i genitori trasmettono ai figli”. La famiglia è il primo luogo dove cercare una spiegazione. “I bulli sono ragazzi educati a dominare o prevaricare gli altri e non perché i genitori siano a loro volta prevaricatori, ma perché, magari, nella relazione di coppia, mettono in atto comportamenti aggressivi nei confronti dell’altro coniuge. Possono diventare bulli anche i ragazzini a cui i genitori dicono sempre “sì” per compensare il senso di colpa. Le vittime dei bulli, invece, sono ragazzini timidi e introversi, magari troppo bene educati, che vengono “vissuti”, dal branco dei bulli, come dei deboli o dei perdenti”.
Piccoli segnali e dettagli trascurabili i campanelli d’allarme. I genitori devono assolutamente notare qualsiasi dettaglio dei propri figli, solo così possono scovare se è vittima di bullismo: tutto quello che per paura non viene detto spesso viene tradito dai gesti. “La vittima torna spesso a casa con libri e vestiti sgualciti o addirittura con dei lividi sul viso, sulle mani e sul resto del corpo; può anche chiedere continuamente del denaro ai genitori, necessario per darlo magari a chi lo minaccia – continua l’esperta – inoltre, la difficoltà a rivelare le vessazioni subite inducono la vittima a manifestare anche irritabilità, comportamenti aggressivi o stati d’ansia e depressione”.
Come intuire che dietro a certi atti c’è violento. Anche il bullo può essere facilmente smascherato. “Anche in questo caso i campanelli d’allarme sono l’aggressività e l’incapacità di instaurare una relazione paritaria con gli altri; di solito manifesta anche scarso rispetto delle regole e tende a disobbedire sempre ai genitori o ad altre figure adulte di riferimento. Il bullo può anche tornare a casa con oggetti o piccole somme di danaro di cui i genitori non conoscono la provenienza”. Devastanti le conseguenze sia per i bulli che per le vittime: i primi possono sviluppare dei disturbi della condotta; i secondi, invece, gravi disturbi psicologici come scarsa autostima, ansia e depressione.
Ilaria Lia
Pubblicato su Piazzasalento il 18 dicembre 2017
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