«Nessuna pena potrà mai portare indietro la nostra Noemi»: queste le parole con le quali la famiglia di Noemi Durini commenta l’esito della sentenza che ha visto condannare a 18 anni e 8 mesi di carcere il 18enne di Montesardo (frazione di Alessano) Lucio M., reo confesso dell’omicidio della sua fidanzata 15enne uccisa il 3 settembre del 2017 . Dieci giorni dopo il fatto, fu lo stesso omicida a condurre i carabinieri nella campagna tra Castrignano del Capo e Leuca, dove giaceva, nascosto tra le pietre, il corpo senza vita di Noemi
La sorella Benedetta «Eravamo preparati ad una pena non troppo alta – fa sapere Benedetta Durini, la sorella 23enne di Noemi, che da quattro anni vive a Reggio Emilia -. Trattandosi di un procedimento minorile le procedure sono ben diverse da un processo per un imputato maggiorenne. Abbiamo sperato che magari con questa sentenza sarebbe cambiato qualcosa, che una pena esemplare potesse dare giustizia a mia sorella e idealmente a tutte le donne: ci abbiamo sperato». Alla fine il giudice del tribunale minorile di Lecce ha accolto la proposta dell’accusa optando per l’omicidio volontario premeditato, escludendo pure la nuova perizia psichiatrica richiesta dalla difesa. «Per un attimo abbiamo pensato che potesse cambiare qualcosa, ma alla fine, quando è stata emessa la sentenza – continua Benedetta – eravamo preparati a questo risultato. Eravamo in aula e avevamo addosso tutta la tensione del momento sommata a quella dell’attesa dei mesi passati. Mi aspettavo di più ma in fondo ero scettica. Mentre ero lì ad attendere il risultato, pensavo al lavoro fatto dal pm. Hanno fatto il possibile, e gli hanno dato una pena abbastanza severa, ma ci aspettavamo qualcosa di più».
L’affetto e il calore di tanti Benedetta parla a voce bassa, ancora provata dal viaggio e da una giornata vissuta sul filo dei ricordi e delle emozioni. «Mi sono ritrovata da un giorno all’altro senza una sorella e la mia vita è stata stravolta. Non è per niente facile. Quello della morte di mia sorella sarà per sempre il mio pensiero costante», continua la giovane. Nessun contatto con la famiglia di Lucio: «Si parlava di faida familiare, ma non non abbiamo mai avuto a che fare con loro, che per fortuna abitano in un altro paese». Intanto, a Specchia, tutti si sono stretti intorno alla famiglia per sostenerla e far sentire loro affetto e calore. «Sia adesso che durante tutto l’anno abbiamo avuto attestazioni di vicinanza – spiega Benedetta – grazie anche all’associazione “La casa di Noemi”, che ha accolto ogni invito di incontri in cui c’era da parlare di violenza sulle donne. Noi vogliamo che arrivi la voce di Noemi così come di tutte le donne vittime di violenza».
La condanna e le reazioni L’idea che magari dei 18 anni di pena, tra permessi e buoni condotta, Lucio ne faccia molti di meno è balenata a tutti. «Purtroppo è successo con altre sentenze e anche questo abbiamo messo in conto – conclude Benedetta – speriamo che tutti coloro che abbiano le competenze per farlo tutelino e salvaguardino i cittadini. Per non far sentire ciascuno libero di fare ciò che vuole, anche di macchiarsi di un omicidio e scontare con poco le pene». Assediata dai giornalisti, davanti al tribunale, Imma Rizzo ha sfogato la sua rabbia: «Meritava l’ergastolo: ha ucciso con crudeltà ad appena tre mesi dalla maggiore età. A me non deve chiedere niente: deve chiedere perdono a Noemi e alla sua coscienza»
Ilaria Lia
Pubblicato su Piazzasalento il 4 ottobre 2018
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