Ultimo giorno di lavoro per la macelleria Bux, di via Calefati nel centro di Bari. Sabato sera, la saracinesca si è abbassata e rimarrà chiusa per sempre. “Una tragedia”, “un lutto “, “un tradimento” è stato il commento a caldo dei clienti, appena resa nota la decisione, seguito poi da: “È giusto così, ti meriti il riposo e di vivere una nuova fase della vita”.
Dopo 55 anni trascorsi in macelleria Nicola Bux, a 67 anni, finalmente potrà guardare cosa succede al di là della sua vetrina e ha già in mente un programma dettagliato di cosa fare, coinvolgendo anche la moglie Maria. “Ho deciso di chiudere verso ottobre. In tutti questi anni ho visto il mondo passare davanti alla mia vetrina, ora voglio andare a scoprire cosa c’è oltre la soglia della mia macelleria – afferma Nicola -. I clienti entrano piangendo e fanno commuovere anche me, non accettano di perdere un punto di riferimento, per la qualità della carne e anche perché sono diventato un punto di ritiro pacchi, proprio perché sono sempre qui. Poi capiscono le mie motivazioni e mi augurano il meglio. Il lavoro mi ha dato tante soddisfazioni ma ha anche assorbito tutto il tempo per me e la mia famiglia: non so che significa andare a prendere un caffè, la mattina al bar con gli amici, o vivere serenamente i giorni di festa”.
La vita scandita dagli orari di apertura e chiusura e dai ritmi frenetici nei periodi delle feste. Anche la domenica era lavorativa: giorno dedicato all’acquisto della carne, direttamente dai fornitori. Da domani si cambia: “E martedì per la prima volta parteciperò alla novena nella chiesa di San Nicola, poi mi godrò Bari e mi dedicherò alla mia nipotina, Cloe, per lei l’unica pazzia della mia vita: il suo nome tatuato sul polso”. I clienti già dai primi di dicembre iniziavano a prenotare le preparazioni per le feste, quest’anno ne dovranno fare a meno. “Per me sarà il mio primo Natale senza alcun impegno e soprattutto preoccupazioni – spiega- per soddisfare tutti lavoravo il doppio, aiutato anche da mia moglie”.
Suo papà era macellaio, gli ha insegnato il mestiere e lasciato in eredità la macelleria, Nicola vi entra a dodici anni e diventa un vero e proprio artigiano della carne, capace di trarre il meglio da ogni pezzo, di riconoscere la qualità e di coccolare al meglio la sua clientela. Appena qualcuno entra sa già cosa cerca e che cosa proporre. E per i bambini ha sempre una caramella pronta. “Ho avuto la possibilità di cambiare lavoro, avrei potuto essere vigile del fuoco- racconta- ma non ce l’ho fatta a stare lontano da queste pareti, che per me sono tutto. Mi piace troppo essere macellaio. Ho visto crescere generazioni di ragazzi e mi fa piacere sapere che i miei clienti, anche i più piccoli, riescono a riconoscere un mio taglio o preparazione ad occhi chiusi”.
E tra i suoi avventori si contano politici, personaggi pubblici, professionisti rinomati e può vantare anche di aver fatto assaggiare il filetto alla étoile Carla Fracci e la salsiccia a Santo papa Giovanni Paolo II, nel 1984 in visita a Bari. “Il responsabile di sala mi ha raccontato che di tutto quello che venne offerto il Santo Padre fece il bis solo della carne – dice con orgoglio -. Sono davvero delle belle soddisfazioni, mi dispiace solo sapere che questo è un lavoro che sta andando in via d’estinzione. La grande distribuzione non mi ha penalizzato, il mio cliente non è quello del supermercato, anche se poi vengono da me quando hanno bambini piccoli, per i quali richiedono una maggiore qualità o magari quando hanno ospiti e vogliono fare bella figura. Purtroppo però le catene alimentari non formano più macellai, come quelli di una volta: la carne arriva in negozio già tagliata e confezionata. E poi, non ci sono più persone disposte a lavorare tutto il giorno e con delle responsabilità che un negozio comporta”. Lo stesso suo dipendente storico non se l’è sentita di portare avanti l’attività, ha preferito trasferirsi al nord, per lavorare in fabbrica.
“Scelta rispettabile – e continua – ho avuto anche delle proposte di vendita, ma non me la sono sentita. Il mio lavoro non è solo vendere un pezzo di carne, c’è tanta passione dietro e non ho visto negli occhi di chi si è interessato la scintilla che avrebbe fatto la differenza. Mi dispiace tantissimo chiudere e non so come starò nei prossimi giorni, ma l’idea di vivere una nuova vita mi rende più sereno”.
Ilaria Lia
Pubblicato su Nuovo Quotidiano di Puglia il 16/12/2024
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