L’agricoltura non ha conosciuto quarantena: mentre tutto il resto d’Italia era fermo per evitare la diffusione del virus Covid-19, i lavoratori di tutto il comparto agricolo non hanno smesso di lavorare. È vero anche che, come ogni settore economico, ci sono stati danni ma è stato proprio in quel periodo di difficoltà e sofferenza che si ha avuto modo di riflettere sull’importanza di puntare di più sull’agroalimentare e si è evidenziata ancora di più la necessità di fare rete.
“L’aggregazione è fondamentale perché significa governare dei fenomeni che da soli non potremmo contrastare – spiega Gianni Cantele, presidente della Coldiretti Lecce – e per non sottostare alle logiche dei mercati drogati che non rendono giustizia alla qualità e all’ambizione di fare impresa dei giovani. La strada è lavorare insieme”.
Il grande esempio
Le immagini dei fiori lasciati nei vivai, del vino non venduto e dell’arresto alla produzione ai prodotti caseari hanno reso la tragicità dell’impatto che il virus ha avuto su tutta la popolazione: “Nonostante tutto si è dovuto portare avanti le coltivazioni e questo è stato il grande esempio da parte dell’intero mondo agricolo – continua il presidente – ennesima dimostrazione che l’agricoltura in Italia è importantissima, senza non avremmo la base e che senza perderemmo un sostanziale elemento distintivo della nostra regione e dell’intera nazione”.
“Il fermo imposto ha messo in difficoltà diversi settori, da quello dei florovivaisti, che per la mancanza di cerimonie ha visto crollare le richieste, a quello di chi è legato indissolubilmente alla ristorazione e all’esportazione; tuttavia oggi siamo orgogliosi del coraggio di chi nonostante tutto è ripartito”, rileva Cantele.
L’aumento dei costi di produzione
E le prime difficoltà da affrontare con il riavvio delle attività riguardano l’aumento dei costi di produzione, a causa delle misure anticovid da assumere. “Sulla produzione gravano i costi per l’uso dei presidi sanitari che non sono stati ripartiti giustamente tra l’acquisto dei prodotti ortofrutticoli e alla vendita sugli scaffali. Il mondo agricolo si è trovato nuovamente ad affrontare l’ennesima distorsione di mercato, per la mancata trasparenza – afferma Cantele – cosa che chiediamo da sempre nei rapporti commerciali, così come per l’etichettatura e l’identificazione dei prodotti”.
Eppure l’esperienza Covid ha insegnato qualcosa. “Innanzitutto – sottolinea – l’importanza della diversificazione colturale e dei mercati e di segmentare la nostra presenza di qualsiasi settore, così come la necessità di fare massa critica e gestire meglio l’offerta del prodotto per non essere vincolati solo ad alcuni attori della filiera. Si è resa presente la grande consapevolezza che se l’Italia non ha un’agricoltura ben distribuita e che se non riesce a fare reddito rischia di essere dipendente da agricolture di altri paesi, che non hanno le nostre stesse regole fitosanitarie: sarebbe per noi una grave perdita di valore”.
La centralità dei campi
Ha comunque acquisito evidenza la centralità dell’agricoltura per il sostegno dell’economia nazionale. Prova ne è che secondo l’analisi di Coldiretti, “si è registrato un ampio ritorno obbligato, proprio per l’assenza di altre possibilità di lavoro, anche di tanti italiani che fino a poco prima non vedevano più nell’agricoltura una possibilità di impiego. E invece liberi professionisti e piccoli imprenditori del commercio hanno trovato nell’agroalimentare un temporaneo porto sicuro, per arginare i danni economici, e che adesso continuano ad andare avanti”.
Un ritorno alla campagna che può essere visto come una delle possibili soluzioni allo spopolamento e all’abbandono dei paesi salentini. “Il contesto della nostra provincia in particolare è difficilissimo: sono anni che assistiamo al deperimento del territorio, caratterizzato in prevalenza da olivicoltura, a causa della Xylella che ha distrutto il nostro tessuto produttivo. C’è l’intenzione di ripresa – prosegue il presidente Cantele – ma ciò che dobbiamo capire è che l’approccio all’agricoltura monocolturale non è la soluzione”.
Accorpamenti anche contro gli spopolamenti
“Bisogna far sì che le aziende possano essere competitive sui mercati ragionando sulla differenziazione dei prodotti, dobbiamo dare la possibilità alle aziende di gestire al meglio la meccanizzazione e i costi e dobbiamo puntare sulle produzioni di eccellenza e di qualità, che ci differenzino rispetto a tutto il resto. Dobbiamo arrivare a questo. Ci sono molte opportunità ma ciò che le rende fattibili è la capacità di lavorare il più possibile in sinergia per mettere a punto tutte le risorse che potranno arrivare sul territorio per la ricostruzione ragionando sul recupero dei terreni utilizzabili attraverso l’accorpamento, per evitare la polverizzazione del territorio. In questo si inseriscono anche i progetti di riforestazione, per riportare il Salento ad essere bello come era e di interesse economico oltre che paesaggistico”.
Nell’agricoltura del futuro l’innovazione gioca un ruolo decisivo. “Innovare è fondamentale per non rimanere indietro rispetto a quello che il mondo fa e nel Salento ci sono bellissime realtà, a conduzione prettamente familiare, dove le ultime generazioni coinvolte hanno sposato le nuove tecniche di produzione per fare reddito anche su superfici non vastissime. Hanno capito e scelto di specializzarsi su prodotti ortofrutticoli, esempio la patata di Galatina, che sta dando delle ottime soddisfazioni ma anche la fragola – conclude Cantele -. Gli spazi ci sono, ora sta a noi riuscire a mettere a sistema il tutto, di non lasciare le singole iniziative a sé stanti ma affiancarle in ogni passo”.
Articolo pubblicato il 21 luglio 2020 su piazzasalento.it
Ilaria Lia
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